“S.o.s. carta igienica”
Li chiamano “the terrible two” il momento tanto temuto, in cui ha inizio la sconfinata serie di capricci dei bambini.
Credo che mio figlio abbia cominciato a familiarizzare con questo approccio alla vita, intorno ai 2 anni e 4 mesi. Naturalmente fino a quel momento non era stato un puttino dalle ali dorate per carità, ma non posso non ammettere che fosse un bambino calmo. Ultime parole famose … Ma ora vi racconto tutto!
Era un tiepido pomeriggio di fine estate quando mi accorsi che in casa era scattata l’allerta rossa, quella che
se vai in bagno, non hai con che asciugarti. La così da me chiamata: S.O.S. carta igienica e non solo!
Mancavano all’appello ogni tipo e sottotipo di carta.
Quella igienica, fazzolettini per soffiare il naso, tovaglioli, carta scottex che pure se ruvida, all’occorrenza, va sempre bene. Non c’erano nemmeno le salviettine umidificate, quelle talmente umidificate, che non solo non puliscono abbastanza, ma lasciano pure il sapone sulle mani, conferendo alla pelle, quella sensazione di appiccicoso che insieme allo sporco, fanno un fritto di misto di indecenza. Niente di niente. Finito tutto. Esaurito.
Provai a rovistare nello zaino, con la speranza di trovare qualcosa di vagamente simile che potesse tamponare momentaneamente, la mancanza di un bene di prima necessità, come sua maestà la carta igienica. I miei occhi s’illuminarono quando in fondo alla borsa di “mamma poppins”, tra giocattoli, caramelle, e un altro milione e mezzo di cose dalla dubbia utilità, scorsi la scritta “Tempo”. I miei occhi s’inumidirono, mentre immaginavo che il mio bambino da un momento all’altro mi dicesse, : “mamma mi scappa la cacca” ed io avrei avuto uno “strumento” per garantirgli, prima di fare il bidet, una sommaria igiene intima .. purtroppo, era solo l’involucro dei fantomatici fazzolettini “tempo”. “Tristezza per favore vai via, non aver la mania, di abitare con me” cantai sconfortata insieme alla Vanoni tra me e me.
Lampo di genio
“Ho il supermercato a tre minuti a piedi da casa, per cui prendo il bambino e facciamo una passeggiata”, poi in tempo di covid, (perché quello era il periodo) non potendo fare nulla, l’aspirazione massima era fare spesa.
Per cui trovai la mia idea piuttosto geniale. Pochi minuti dopo, trovai la mia idea piuttosto poco geniale.
Decisi saggiamente che non avevo bisogno del passeggino, né tanto meno del carrello, una volta arrivata al supermercato.
“Tanto devo prendere giusto due cose”. Illusa.
Carta igienica, tovaglioli, fazzolettini, salviettine umidificate. Oddio ma era finita pure l’acqua naturale per
lui, no non si poteva soprassedere. “Mamma mi compri le caramelle che mangia papà!”
“e va bene, compriamo pure le caramelle”.
Le famose due cose in pratica.
Arrivai in cassa sotto la spesa, come se la spesa portasse me e non il contrario.
Con guizzo felino lanciai tutto sul rullo. Gesto che fece storcere il naso alla cassiera poco avvezza alle “mamme polipo“,
quelle che con un movimento circolare di tentacoli infilano pure i figli nella busta della
spesa, e non vengono amate particolarmente, perché sanno di pappe, fazzolettini sporchi e vomitini tra i capelli.
Chiusa la porta scorrevole del supermercato, scoppiò la terza guerra mondiale. Il fautore di cotanta ribellione, fracasso, urla e gesti inconsulti, fu nientepopodimenoche…
mio figlio.
Con la mano sinistra cercavo di tenere la cassa d’acqua.
Sull’avambraccio, a ridosso della piega provavo a tenere la busta, pregando che il colorito bluastro che intravedevo non fosse l’inizio di una cianosi.
Con la destra tenevo per mano mio figlio che si divincolava, saltava, roteava su sé stesso come Taz il diavolo della Tasmania.
La richiesta, per non dire la pretesa era quella di tenere in una manina le caramelle,
nell’altra, sotto il braccio come fosse una baguette francese, il pacco di carta igienica da 12 rotoli in offerta, senza ovviamente, tenermi la mano.
Provate ad immaginare la scena.
Dolcemente provavo a spiegargli che sarebbe stato opportuno che almeno il pacco di carta igienica da mezzo metro, fosse riposto nella busta della spesa, quelle ovviamente biodegradabili, quelle che
ovviamente a ogni minima oscillazione, creano crateri da cui escono tutti i contenuti della busta stessa.
Beh, i 240 metri percorribili in 3 minuti che separano casa dal supermercato,
diventarono gli 800 km che ci vogliono per compiere tutto il “Cammino di Santiago de Compostela”.
Più gli parlavo dolcemente cercando in vano di tenerlo per mano, più lui gridava e si divincolava.
Intanto il pacco di carta igienica cadeva, e appresso le caramelle, e poi anche lui ovviamente.
“Oddio c’è il Covid”, e allora prendi le salviettine appena comprate,
mettici su mezzo litro di amuchina,
disinfetta mani del bambino, caramelle del bambino e carta igienica che teneva in mano il bambino.
Intanto la diatriba continuava. Lui urlava.
Io cercavo di mantenere la compostezza e un tono vagamente
calmo.
Mi trovavo in mezzo alla strada e avevo gli occhi puntati addosso da ogni passante.
Ebbi la sensazione che il mondo intorno a me si fosse fermato per godersi lo spettacolo. Come quelle scene di film in slow motion,
in cui vedi l’orrore sui volti dei figuranti palesarsi in tutta la sua crudeltà.
Guardavano me con fare interrogatorio con la faccia di chi si domanda che razza di madre sia, una che permette al figlio tanti capricci.
Guardavano lui quasi inorriditi per un simile comportamento.
E io mi sentivo imbarazzata e incompresa.
Inerme e giudicata, per me e per lui.
Avrei desiderato che le persone non mi guardassero con fare accusatorio,
che non mi facessero sentire addirittura più piccola di mio figlio.
Avrei desiderato ricevere un’occhiata di intendimento e che la donna, probabilmente anche lei mamma, che incrociammo,
non mi guardasse con gli occhi fuori
dalle orbite storcendo il naso,
ma che provasse solidarietà,
che mi rivolgesse un cenno di complicità difronte a situazioni come quella,
che solo le mamme possono comprendere, o che dovrebbero perlomeno.
Come affrontare i capricci dei bambini
Quando tornammo a casa non mi vergogno a dire che ero arrabbiatissima.
Da una parte mi sentivo
incapace per non essere stata in grado di stroncare sul nascere tutti quei capricci.
Dall’altra mi sentivo in colpa per lui,
perché credo esista sempre un comportamento alternativo da adottare in momenti simili e io avrei dovuto
capire quale fosse.
Dietro l’atteggiamento capriccioso di un bambino si cela sempre una spiegazione, che il più delle volte, si può ricondurre alle aspettative di noi genitori.
In quel momento avrei dovuto valutare le priorità. In casa c’era dell’acqua frizzante, non avrei arrecato chissà quale danno a mio figlio se gliene avessi fatta bere un pochino, chiedendo a mio marito di comprare quella
naturale per lui, appena uscito dal lavoro.
Mio figlio voleva sentirsi semplicemente utile. Mi disse “mamma io sono gande,
pos-so pottare la catta genica”.
E in realtà avrebbe potuto farlo se io avessi creduto in lui.
Con ciò non sto dicendo che vige la regola del “facciamo decidere loro, facendoci mettere i piedi in testa”.
Assolutamente.
Il più delle volte però, non ci rendiamo conto che ogni nostra azione si riflette sul
comportamento dei nostri figli e se noi rappresentiamo dei modelli per loro, lo siamo in ogni forma, anche
nel caso specifico, nel portare una piccola busta della spesa.
Di lì in poi, ho capito quanto fosse importante coinvolgerlo in ogni attività e quanto fosse più producente
farlo sentire “utile alla causa”.
Raccontai il fatto a mia sorella.
Saggiamente mi consigliò di renderlo partecipe nel nostro quotidiano e di preparare una sacchetta appositamente per lui, dove avrebbe riposto
“le sue cose necessarie da acquistare”.
Dal quel momento in poi ogni volta che andavamo al supermercato che fosse per “solo due cose” o per la spesa grossa, lui portava con sé questa “magica sacchetta”, che teneva gelosamente sulla spalla e che assolveva a diverse funzioni “salva nervi”:

- Permette di riporre ciò di cui il piccolo necessita
- Lo tiene occupato il tempo necessario,
- Previene ogni eventuale o possibile presa di posizione
- Evita il verificarsi di una quarta guerra mondiale, perché la terza la fece scoppiare mio figlio in quell’episodio.
Per cui, se vostro figlio dovesse fare i super capricci e vi incrociassi per strada, vi garantisco che non vi giudicherei, né vi guarderei in malo modo esprimendo la mia disapprovazione.
Al contrario, vi offrirei un sorriso di conforto, perché non c’è niente di più importante della solidarietà e della complicità tra mamme.